Indice delle lezioni

 

Una persona che voglia essere spirituale non può alienarsi dal mondo, non può esporsi alla critica di Marx secondo cui la religione è l’oppio dei popoli. Non trascuriamo d’altra parte che la critica di Marx può essere girata in realtà contro lui stesso: l’interesse per i problemi del lavoro e della società può divenire un oppio che distoglie dal chiedersi che senso abbia vivere. Nonostante ciò, la persona spirituale non può rifugiarsi in una spiritualità astratta, con la scusa che essa è l’essenziale; da questo punto di vista anche Gesù può essere criticato a sua volta, riguardo alla critica che egli rivolse a Marta, la quale, a differenza di Maria che stava ad ascoltarlo, si dedicava invece alle faccende di casa (Lc 10,38-42); si potrebbe ricordare a Gesù quanto detto in Lc 8,2, cioè che diverse donne fornivano assistenza a lui e agli apostoli con i loro beni. In questo senso si può anche tener presente che il vivere di elemosina, come fu ad esempio la scelta di san Francesco, richiede pur sempre che ci sia qualcuno in grado di farla e quindi che abbia lavorato per guadagnare il denaro da dare in elemosina.

Il problema della politica, nel suo confrontarsi con la spiritualità, è che si presenta facilmente come un terreno su cui hanno gioco facile gli istinti umani più brutali quali la concorrenza, la legge del più forte, la tendenza a conquistare sempre più spazio. Perfino la democrazia può essere considerata una forma viziata di politica perché, affidando il potere al popolo, lo affida in questo modo alla massa, facendo in modo che i modi di pensare massificati e massificanti prevalgano contro la ricerca di orizzonti più critici, intellettuali, approfonditi.

Tenendo conto di questo si può dedurre che la persona spirituale ha molto da dire al mondo, specialmente nel tenere alta la consapevolezza che qualsiasi tipo di politica va considerata un mezzo e non un fine; il fine va cercato e merita di essere cercato, in modo che ne derivino i criteri con cui scegliere e gestire i mezzi. In questo senso risulta un segno importante il gesto di Gesù che, alla domanda riguardante la donna sorpresa in adulterio, si mise a scrivere per terra (Gv 8,3-9), come a dire che prima di affrontare quella questione bisognava interrogarsi su qualche altra cosa, sull’orizzonte di riferimento, rispetto al quale quella questione rappresentava solo un mezzo.

La persona spirituale non si limita comunque solo ad indicare gli orizzonti più alti che costituiscono il fine; essa dimostra la sua spiritualità anche attraverso il suo coinvolgersi nelle questioni politiche concrete, lì dove sbagliare non è un rischio, ma una certezza, poiché non esistono vie politiche perfette e immacolate. In questo senso la persona spirituale è uno che non ha paura di sbagliare, non ha paura di ammetterlo, ma invece se ne fa carico: ciò che conta è camminare collettivamente per il bene comune, da individuare in continuazione attraverso azioni di ricerca comuni.

Salve a tutti.

Siamo arrivati al post che ha come titolo “La spiritualità e la politica”. Qualche osservazione aggiuntiva rispetto a ciò che già ho messo nell’articolo.

Una cosa che possiamo tenere presente è che, genericamente, qualche decina d’anni fa, c’erano i partiti, i cosiddetti partiti: Partito Comunista, Democrazia Cristiana, Socialismo, eccetera, e una cosa che distingueva i partiti era l’ideologia. Cioè, ogni partito aveva un sistema di pensiero, un’organizzazione specifica abbastanza precisa, delineata, delle proprie idee. Poi si è verificata la cosiddetta caduta delle ideologie. Cioè dire, è come se tutti i modi di pensare avessero scoperto di poter essere criticati e quindi poter entrare in contraddizione, cosicché ogni partito non poteva più fondarsi su un sistema di pensiero, perché questo sistema, in un modo qualsiasi faceva acqua, in un modo qualsiasi poteva essere criticato. In questo senso si è parlato di caduta delle ideologie. Il problema è che, con la caduta delle ideologie, si è formata una sfiducia nel pensare, cioè, come se il riflettere, il pensare, fosse soltanto qualcosa che crea confusione, imbroglio, contraddizione, e quindi qualcosa di solamente illusorio. In realtà, ciò che è caduto è soltanto un modo di pensare, un modo di gestire le idee, ma siccome quello era il modo più diffuso, il modo che avevamo assorbito per migliaia di anni, allora si è identificato questo come la fine del pensare: non ha senso pensare, perché, tanto, qualsiasi cosa pensiamo può essere contraddetta da un pensiero opposto. Ora, in questo senso, è venuto a succedere che i partiti, che tante volte amano chiamarsi in maniere diverse, ma si possono pur sempre ricondurre a ciò che nel passato erano i partiti, non distinguendosi più per un sistema di pensiero, si distinguono invece per le scelte pratiche, cioè io scelgo un partito non perché ha quell’ideale, propugna quegli orizzonti da raggiungere, ma perché su certi problemi ha fatto quelle scelte e allora io condivido quelle scelte. Il problema è che, dietro quelle scelte, non si parla più, non si indaga più su quale modo di pensare ci sia o, se c’è, si va per istinto, non per una vera e propria riflessione approfondita e critica. Ora, questo ovviamente crea un problema, perché, facendo in questo modo, si perdono di vista i fini, cioè si compiono delle scelte, ma non è più chiaro qual è il fine per cui quelle scelte sono state fatte, il fine diventa soltanto vago, il benessere, un pochino il bene comune, ma che cos’è questo bene comune, con quale criterio viene individuato? In questo senso, il pragmatismo - pragmatismo significa basarsi sul concreto, andare direttamente al pratico, senza perdersi in tante riflessioni - viene ad essere un errore, perché pensa di poter fare a meno della riflessione. In realtà non possiamo fare a meno del nostro cervello, il nostro cervello pensa sempre. Quindi pensare di poter fare a meno della riflessione significa in realtà subire passivamente, senza sottoporle a critica, a revisione, a esame, le idee che ci portiamo nella mente, perché nella mente abbiamo comunque delle idee, si tratta di scegliere se vogliamo gestirle criticamente, riflettendoci, esaminandole, approfondendole, oppure così, va bene, andiamo al pratico, scegliamo quello che la maggioranza ritiene migliore. Ma, se questa maggioranza è una maggioranza che non riflette, come possiamo pensare che questa maggioranza sta scegliendo davvero qualcosa che è il bene, che sia il meglio? Questa però è la situazione in cui ci troviamo oggi. E quindi credo che non sia una situazione promettente, almeno fin quando non si troveranno dei modi per scoprire che le idee possono essere gestite, si può pensare, si può riflettere, si tratta solo di far pace con il passato, con il modo di pensare tradizionale, che è caduto insieme con le ideologie, e individuare modi di pensare più adatti a tutta la storia che si è tenuta a costruire. Per fare questo, però, ci vuole lavoro, non solo di riflessione, ma anche di vera e propria esperienza che venga coltivata, e su questo, senz’altro, la spiritualità ha un grande contributo da dare.

Arrivederci a tutti e auguri di progredire sempre, anche nelle cose concrete della politica.