Indice delle lezioni

 

Nel mio libro Camminare mi sono servito in diverse occasioni della parola “fisionomia”; essa corrisponde al “ci” dell'”esserci” di Heidegger e allo stile “narrativo”, oggi apprezzato come modalità per fare filosofia e teologia. Heidegger mostrò che l’essere non è astratto, ma è sempre un “esser-ci”, cioè un essere che si trova sempre da qualche parte e in qualche tempo, è locale e temporaneo, storico, è un essere sempre particolare, destinato a modificarsi e anche a finire; esso è infatti un “essere per la morte”; non è l’essere, ma sempre un essere.

Questo modo di pensare, che decide di riservare attenzione al particolarismo della nostra esperienza, si contrappone alla mentalità che abbiamo ereditato dalla filosofia greca, una mentalità che tende a generalizzare, a cercare idee universali, sensi e significati non soggetti a tempo e spazio; in altre parole, una mentalità oggettivistica, realista, metafisica. In questo senso anche il relativismo, il soggettivismo, non sono altro che diversi modi di esprimere il “ci” dell’esserci di Heidegger. Il pessimismo, la noia, la nausea, il senso di fine di tutto o di fine della filosofia, che in diverse modalità e sfumature è possibile individuare in autori come Nietzsche, Sartre, Cioran, si possono considerare nient’altro che risultati della difficoltà a spogliarsi del pensare universalistico greco, soprattutto per mancanza di prospettive alternative. Insomma, spogliarsi di un potere non è mai bello, perché il potere vizia, deforma, distorce e tornare a qualcosa di più vicino all’onestà, all’autenticità, comporta un lavoro di riconversione non indifferente; con questo non vorrei lasciar pensare che io creda all’onestà o all’autenticità come valori oggettivi: sono solo esperienze alternative.

Dal lavoro di adozione di questa diversa mentalità a cui ho fatto riferimento, una mentalità particolaristica, umile e modesta, “fisiognomica”, narrativa, derivano importanti conseguenze che varrà la pena di esaminare in dettaglio nei prossimi post.

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Riassunto del video

Come esperienza che ha pur essa la sua particolarità, la spiritualità è in grado di determinarsi anche come cammino particolare, concreto. Ciò si determina specificamente come liturgia della spiritualità. In questo senso la spiritualità è in grado di essere luogo di identificazione: si può affermare che ognuno di noi è il cammino che percorre e la spiritualità incarnata che ne scaturisce.