La spiritualità non garantisce pace
Come esseri umani siamo portati a distinguere il bene dal male e ciò porta con sé la tentazione di pensare che, se tutti nel mondo facessero come noi riteniamo meglio, il mondo sarebbe migliore, ci sarebbe la pace. Questa tentazione vale specificamente per la spiritualità, poiché essa si presenta come un interesse in grado di dare appagamento all’animo umano. Cioè, possiamo essere tentati di pensare che, se tutti nel mondo coltivassero una spiritualità, dato che si troverebbero con l’animo più appagato, sarebbero meno attratti dalla brama di denaro, potere, sopraffazione, tutti saremmo più buoni, ci sarebbe finalmente la pace. Questa è tentazione di trasformare la spiritualità in una religione. La spiritualità non è così, perché, come già detto, non è appagante, non serve a riempire di soddisfazione l’animo umano: se così fosse, ciò significherebbe semplicemente che la spiritualità sarebbe oppio dei popoli.
Ciò non significa che coltivare la spiritualità sia inutile, o addirittura controproducente; significa che criteri del tipo “se tutti facessero come dico io, nel mondo ci sarebbe la pace” peccano di smemoratezza, perché perdono di vista che già chiunque di noi stessi, nel coltivare la spiritualità o qualsiasi altra cosa, rimane in una fondamentale insoddisfazione; d’altra parte, c’è da avere pietà di chi dice di essere felice, perché vuol dire che non è bene in contatto con il mondo, né con sé stesso.
Coltivare la spiritualità ha con sé una capacità attrattiva, non è da frustrare il suo potenziale di creare benessere e perfino pace tra le persone, ma ciò è da considerare un effetto occasionale, possibile, non un risultato ripetibile e garantito: può anche succedere, ma non è detto che succeda.
La spiritualità si coltiva perché ci troviamo in questo mondo, fa parte delle nostre facoltà, porta con sé una capacità di farsi apprezzare e può contribuire all’autoformazione. Non è la salvezza del mondo, ma una pratica che si mostra profondamente legata al nostro essere “umani”.
Riassunto del video
La sensibilità di chi la pensa diversamente, sul rapporto tra arricchimento e impoverimento spirituale, può essere valorizzata per il crescere personale; questa modalità rende la spiritualità un ottimo strumento di convivenza pacifica.
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