Indice delle lezioni

 

Spiritualità umana significa spiritualità intenzionale

Adesso andiamo ad approfondire l’idea di consapevolezza, coinvolta nel concetto di spiritualità, come esperienza di spiritualità intenzionale. Il lavoro di ricerca compiuto nel blog consente adesso una chiarificazione su cosa sia la consapevolezza. Per chiarire la questione ci è d’aiuto distinguere tra una prospettiva sul mondo materialistica, che si può anche dire metafisica, e una non metafisica. Questo discorso potrà dare l’impressione di ripetere cose già dette, ma lo ritengo utile come chiarificazione e sintesi, così da creare una base il più possibile chiara per i percorsi successivi. Mi sembra che un campo così inesplorato e soggetto a confusioni, qual è oggi la spiritualità, meriti il maggior lavoro possibile di chiarificazione, a costo di qualche ripetitività.

La prospettiva metafisica considera il mondo da un punto di vista oggettivo: sia esso che noi siamo macchine, meccanismi che si muovono e interagiscono. Da questo punto di vista la consapevolezza non è altro che parte di questi meccanismi, è semplicemente un mettere a confronto idee diverse e tener vivo tale confronto nel lavoro della nostra mente. In questa prospettiva perfino un computer può essere considerato consapevole di certe cose, per il fatto che regola le proprie azioni in base ad altre informazioni, con cui le confronta in continuazione.

La prospettiva non metafisica dà invece particolare rilievo alla nostra autopercezione, al sentirci “io”, soggetti che sentono dentro di sé una volontà, una libertà, una capacità di azione intenzionale; tutte facoltà non criticamente dimostrabili, ma di cui parliamo semplicemente come descrizione di un’autopercezione.

La definizione di spiritualità come “vita interiore”, data nella lezione La spiritualità si può definire vita interiore, corrisponde, almeno come idea elementare di partenza, al punto di vista materialistico-metafisico. È un guardare il mondo dall’esterno e vedere che ci sono degli esseri, da considerare come degli orologi, alcuni dei quali affermano di sentire dentro di sé qualcosa che chiamano spiritualità e che è prodotto dall’interazione dei loro neuroni. In questa prospettiva tutti gli esseri, compresi gli umani, figurano come oggetti passivi nei confronti dei meccanismi che funzionano fuori e dentro di loro. Anche quando dicono di volere qualcosa, questa visione interpreta ciò come un meccanismo che si è mosso dentro di loro e li ha spinti a sentire e a dire che vogliono qualcosa; si tratta quindi di un volere illusorio, o comunque di natura del tutto soggetta a dubbio, non di qualcosa di dimostrabile come intenzionale.

La cosa diventa un po’ più complessa nel momento in cui, man mano che si porta avanti la ricerca sulla spiritualità intesa in senso meccanicistico, emerge però la tendenza ad intenderla non solo come un fenomeno che, in un senso elementare, si verifica anche in una pietra, ma soprattutto come il risultato di un’intenzionalità. Questo avviene perché ci troviamo maggiormente interessati ad esplorare la spiritualità come nostra percezione soggettiva, piuttosto che come meccanismo materiale. Abbiamo lasciato intravedere questo spostamento di significato già in prima pagina, quando abbiamo detto che ci si può chiedere “su quali esperienze interiori convenga approfondire la ricerca”. Una volta avviata questa ricerca soggettiva, la spiritualità comincia ad essere non tanto un fenomeno che va avanti autonomamente, di cui siamo quindi oggetti passivi, ma soprattutto una nostra scelta di coltivarne di proposito certi aspetti che riteniamo maggiormente significativi. In questo senso spiritualità non è più “qualsiasi esperienza interiore”, ma l’esperienza derivante dalla coltivazione intenzionale di certe esperienze interiori selezionate. In questa prospettiva non siamo più nella mentalità meccanicistico-metafisica, ma piuttosto nella descrizione di ciò che sperimentiamo soggettivamente portando avanti questo lavoro voluto. Possiamo pensare come esempio di sintesi all’episodio evangelico di Marta e Maria (Luca 10, 38-42).

Si intuisce che la distinzione tra la prospettiva materialistico-metafisica e quella soggettiva corrisponde a quella che abbiamo già operato tra spiritualità universale e spiritualità umana. Nella ricerca che sarà portata avanti ci sforzeremo di essere chiari nella distinzione di queste due prospettive, ma potrà accadere facilmente di usare semplicemente la parola “spiritualità”, lasciando che sia il contesto del discorso a far intendere in quale prospettiva la stiamo intendendo. La chiarificazione che abbiamo fatto qui dovrà aiutare a ricavare volta per volta con più consapevolezza il senso del termine nel contesto del discorso ed anche a prospettare ulteriori ricerche, per il fatto che le due prospettive non si escludono a vicenda, ma si condizionano e interagiscono.

Riassunto del video

L’intenzionalità può essere individuata soltanto mettendo da parte una visione materialista e tentando di entrare dentro le cose, dentro il nostro DNA, come fa l’artista rispetto al critico. Si verifica esperienza di spiritualità, di vita, di creazione, lì dove non c’è ripetitività.