Indice delle lezioni

 

Un modo comune di intendere il relativismo consiste nel dire che tutto è relativo. È abbastanza facile rendeersi conto di quest’affermazione sia nel pensiero che nell’esperienza: qualsiasi idea è collegata ad altre idee e qualsiasi oggetto che incontriamo nella nostra vita ha connessioni con altri oggetti. Tutte queste connessioni rendono un oggetto qualsiasi connesso, correlato, che è in qualche modo sinonimo di relativo. Una comune obiezione a quest’idea è che, se diciamo che tutto è relativo, siamo costretti, dal contenuto dell’enunciato, ad applicarlo a sé stesso: se tutto è relativo, ne consegue che l’enunciato stesso dev’essere considerato parte del tutto, in modo che sia da considerarsi relativo. Di conseguenza, siamo costretti a concludere che è impossibile dire che tutto è relativo, perché quest’affermazione rende sé stessa relativa. In realtà possiamo scoprire un trucco in questa conclusione, perché essa sceglie di accettare e adottare una logica che deve considerarsi relativa, cioè inaffidabile. Vediamo nel dettaglio come funziona il trucco. Ciò che segue è la prima sembianza, apparentemente corretta e completa, del ragionamento:

1) diciamo che tutto è relativo;
2) applichiamo il contenuto della dichiarazione alla dichiarazione stessa;
3) concludiamo che l’affermazione stessa è relativa.

Ora sveliamo e mostriamo i passaggi che in realtà sono nascosti e ignorati in questo ragionamento.

1) Diciamo che tutto è relativo.

1a) Passaggio nascosto. Accettiamo e adottiamo la logica che permette di formulare l’affermazione, al fine di dedurne le conseguenze.

2) Applichiamo il contenuto della dichiarazione alla dichiarazione stessa.

3) Concludiamo che l’affermazione stessa è relativa.

3a) Passaggio ignorato. Se l’affermazione è relativa, la sua logica non può essere adottata, perché relativo significa inaffidabile.

3b) Passaggio ignorato. Se la sua logica non può essere adottata, dobbiamo annullare il punto numero 2).

3c) Passaggio ignorato. Di conseguenza, l’affermazione “tutto è relativo” non può essere criticata, perché per criticarla bisogna servirsi della sua logica, ma abbiamo visto che adottarne la logica porta a negare la sua stessa logica.

Come si vede, una volta che ci siamo resi conto che tutto è relativo, non possiamo continuare con l’applicazione dell’affermazione a sé stessa. Se vogliamo proseguire con qualcosa, dobbiamo adottare logiche diverse, strutture diverse, linguaggi e modi di ragionare diversi. Queste diverse lingue sono ciò che ho cercato di mostrare nel corso. Sono linguaggi che cercano di utilizzare al meglio gli elementi presi dai contesti della filosofia, della scienza, della letteratura, della poesia, della teologia, dell’arte. A questo punto, per non farsi travolgere da tutta questa roba, è bene scegliere alcuni argomenti più importanti da affrontare, utilizzando i linguaggi a cui ho appena fatto riferimento. Anche in questo caso, il corso è un tentativo di determinarli.