I linguaggi della spiritualità testimoniano il loro periodo storico
Nell’Introduzione ho fatto riferimento alla distinzione tra spiritualità universale e spiritualità umana. Da un punto di vista di spiritualità universale, una volta che tutto è spiritualità, tutto è anche suo linguaggio; di conseguenza, se teniamo conto invece della spiritualità umana, tutti i linguaggi umani sono anche linguaggi della spiritualità. Per restringere il campo possiamo far riferimento a soli linguaggi fatti di parole. Anche in quest’ambito sarà possibile in partenza prendere atto che ogni genere di parole, frasi o discorsi sono linguaggi della spiritualità. Possiamo restringere ulteriormente il campo a quei linguaggi in cui con intenzione più esplicita intendiamo fare spiritualità o parlare di essa. Se si tratta di parlare della spiritualità, studiarla, tentare di darne spiegazioni, allora il linguaggio di riferimento che tuttora rimane fondamentale è quello che fa capo alla filosofia greca, cioè un linguaggio che si muove tra astrazioni e casi particolari, concetti ed esempi. Un’alternativa a questo linguaggio è quello narrativo, ma in questo caso si comincia a travalicare dal parlare di spiritualità al fare spiritualità.
Ci sono poi linguaggi che esulano dal binomio linguaggio teoretico / linguaggio narrativo e riescono a trasmettere, ovviamente, spiritualità. Il fenomeno è paragonabile a ciò che avviene in letteratura, in cui gli stili, le forme, i linguaggi possibili sono praticamente infiniti. Così come avviene in letteratura, può crearsi la difficoltà di valutare la consistenza di ciò che viene prodotto, insieme con il rischio opposto di non accorgersi di trovarsi di fronte a capolavori. D’altra parte, in letteratura esiste anche la storia della critica, la quale conferma, se ce ne fosse bisogno, la soggettività della critica letteraria.
In sintesi, i linguaggi della spiritualità, oltre a testimoniare la personalità di chi li usa, testimoniano anche le sensibilità, le spiritualità e le tendenze critiche in circolazione nel loro periodo storico.
Molteplici linguaggi e DNA
Riprendendo quanto già detto nel post precedente a proposito delle onde acustiche, possiamo osservare che un evento comunicativo di spiritualità può anche contenere, oltre a messaggi multipli, anche multipli linguaggi simultaneamente, possiamo perfino dire infiniti. È interessante notare che tutti questi messaggi e linguaggi assumono valori e significati nel momento in cui vengono a contatto con soggetti predisposti a riconoscerli e usarli. In altre parole, ciò che si presenta come squisitamente umano, valido e interessante, lo è perché viene riconosciuto come tale dalle predisposizioni a questo riconoscimento contenute nel nostro DNA. Ne consegue che nessun computer, per quanto complesso e potente, potrà mai scegliere, evidenziare, apprezzare ciò che un essere umano è in grado di evidenziare; in questo senso non si tratta affatto di una questione di potenza: è piuttosto una questione di struttura. Un computer non potrà mai suggerirci un brano musicale bello, perché quel brano dovrà risultare bello al nostro DNA e il computer non possiede la struttura del nostro DNA. In futuro forse esso potrà contenere una copia digitale di questa struttura e così provare a replicarne anche i gusti, ma gli mancherà un corpo fatto di carne.
Riassunto del video
Un metodo utile con cui rendersi familiari per saper discernere la vera spiritualità dalle imposture è la pratica dell’autocritica.
Riassunto del video
L’incomunicabilità di un gustare la spiritualità può essere trasformata in strumento positivo di consapevolezza su ciò che è incomunicabile.
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