In un contesto esistenziale, le caratteristiche di un essere qualsiasi non sono tanto quelle risultanti da verifiche scientifiche, oggettive, quanto quelle percepite dallo spirito. Questa filosofia si trova meravigliosamente rappresentata in alcuni quadri di Salvador Dalì, che evidenziano la flessibilità del tempo: nell’esperienza umana un minuto può essere sentito come più lungo di un’intera giornata, in base a come viene vissuto; allo stesso modo, un contenuto può essere percepito come più grande del suo contenitore: l’universo sarà pure infinito, ma questa sua infinità spaziale viene ad essere vuota, insignificante, di fronte, per esempio, alla profondità del cuore di una persona. Da questo punto di vista è possibile sferrare un’ulteriore critica alla filosofia dell'”essere per la morte” di Heidegger e con essa anche alle altre filosofie pessimiste, come quella di Emil Cioran: se da un punto di vista metafisico la morte è inesorabile e annulla senza scampo ogni progetto e speranza, da un punto di vista esistenziale altre esperienze possono rivelarsi più grandi e forti di quella della morte. In questo senso Heidegger viene a risultare addirittura un metafisico mascherato da esistenzialista, a causa della rilevanza, intesa praticamente come certezza, attribuita all’esperienza quotidiana del morire, sia fisico che esistenziale.
Questa riflessione critica, sulla contrapposizione tra esperienza delle inesorabilità metafisiche e percezione di altre spiritualità, è da integrare con la filosofia del divenire: se infatti è vero che un minuto può essere più lungo di un’ora, è anche vero che le nostre percezioni non sono stabili: esse dipendono dal presente che ci stiamo trovando a vivere. Se non tenessimo a mente questo, scivoleremmo, come Heidegger, in un’altra metafisica ancora. Tutto questo va ulteriormente integrato con la determinazione umana del divenire, inteso come camminare con progetti: se è vero che le nostre percezioni non sono stabili, è anche vero che, attraverso i nostri progetti su cosa ci prefissiamo di coltivare, possiamo immettere nella nostra esistenza delle presenze più vive sotto forma di coltivazioni, in grado di influire sul nostro presente.
Da tutto questo emerge che, grazie al nostro progettare, la nostra esistenza, diciamo pure la nostra esperienza spirituale, ha delle possibilità di non ridursi esclusivamente a lamentazione sulla morte e la sofferenza, un continuo piangere sul latte versato, com’è ad esempio la filosofia di Cioran.
Una volta acquisito ciò, rimane da individuare che cosa valga più la pena di coltivare, per sfruttare al meglio le possibilità di libertà esperienziale che il nostro spirito ci consente di esercitare. In tutto questo, a somiglianza del decorso che ho ritenuto di poter individuare nella filosofia in genere, credo di poter individuare un decorso più definito nella mia stessa filosofia. Si potrebbe stabilire come inizio a cui fare riferimento l’intuizione del divenire come essenza dell’essere. Il divenire poi si è opportunamente precisato come esperienza umana, cioè come camminare, e ancora più umanamente come crescere. Successivamente è venuta ad imporsi all’attenzione la spiritualità, già intravista in Camminare come frutto essenziale, appunto, del camminare. In questo modo i passi compiuti si fanno maturi per giungere a un’ulteriore precisazione: una delle esperienze più grandi e più umane, che meritano di essere recuperate dalla banalità, riprese in considerazione e ridefinite, come ho fatto con la spiritualità, è l’amore. Cioè, nel contesto di quanto detto sopra, intuiamo che, più che impiegare la nostra esistenza in un continuo faccia a faccia con l’universo, il male, la morte, si può rivelare più efficace, più esistenzialmente vasto e profondo, come sfruttamento del poco tempo che abbiamo in questa vita, interpretare il nostro faccia a faccia con l’amore. Naturalmente, come abbiamo fatto per la spiritualità, per poterne intravedere le vie più fruttuose, sarà necessario sgomberare anche l’amore da ciò che finora l’ha reso un concetto tutto sommato indistinto e perfino banale.
Riassunto del video
Impegnarsi, piuttosto che un ricatto, può essere considerato motivo di orgoglio costruttivo. Autenticità e libertà non sono garantite da spontaneità e ispirazione.
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