Come spiegato nella lezione precedente, passiamo ad entrare meglio nella spiritualità da un punto di vista semantico, cioè dei suoi significati, in alternativa a quanto visto finora, cioè le sue strutture. A completamento di quanto detto, aggiungiamo che una maniera essenziale di far attenzione ai significati è l’ermeneutica. “Ermeneutica” significa “chiave di lettura”, che viene usata per interpretare, quindi può anche significare direttamente “interpretazione”. In altre parole, significa scegliere un significato e adottarlo per esaminare altri significati. Per essere più chiari, teniamo presente che il libro dei significati è il vocabolario: è lì che io cerco una parola e me ne viene dato il significato. Con il vocabolario posso fare un gioco: scelgo una parola e la uso per evidenziare certi aspetti del significato di altre parole. Per esempio, posso prendere la parola “politica” e usarla per evidenziare particolari sfumature del significato di altre parole. Se trovo, ad esempio, la parola “cibo”, allora noterò che la ricerca del cibo implica delle lotte politiche. Facendo questo, ho usato la parola “politica” come ermeneutica per interpretare le altre parole. “Ermeneutica” può anche essere intesa come “ricerca del senso” o dei sensi. Nell’esempio precedente, viene a risultare che un senso importante del cibo è quello di funzionare non solo per nutrire, ma anche per far nascere movimenti politici.
Generalizzando questo modo di procedere, posso decidere di accostarmi alla spiritualità da un punto di vista ermeneutico, cioè cercando di approfondire il suo senso o i suoi sensi. Ovviamente questo lavoro sarà figlio di quello già fatto dai filosofi in tutta la storia della filosofia. Nella storia della filosofia si è ormai lavorato moltissimo riguardo alla ricerca del senso e dei sensi. Il risultato attuale di questo lavoro consiste nella consapevolezza che il senso va cercato tenendo presenti i limiti della soggettività di questa ricerca e, di conseguenza, il suo pluralismo. Per chiarire questo, torniamo all’esempio precedente, in cui avevo scelto la parola “politica” come ermeneutica. Di fronte a questa scelta, ci si può chiedere: ma perché scegliere proprio la politica come ermeneutica? È ovvio che dietro la scelta di un’ermeneutica ci sono la sensibilità personale di colui che la compie, le sensibilità della sua epoca e del luogo in cui vive, ecc. Questi sono i limiti della soggettività. Da qui consegue che altre persone avrebbero potuto preferire altre parole come ermeneutica: questo è il pluralismo.
Applicando tutto ciò alla spiritualità, ne consegue che essa andrà interpretata tenendo conto che non stiamo parlando “del” senso della spiritualità, ma di “un” suo senso. In altre parole, bisogna sempre fare attenzione alla tentazione di usare l’articolo determinativo (il, lo, la, ecc.), quando può essere più vicino alla condizione umana in cui ci troviamo in questo mondo usare quello indeterminativo (un, uno, una, ecc.).
Riassunto del video
Un’ermeneutica è come un paio di occhiali colorati. Assorbita dal nostro essere, fluisce da noi anche quando non vi pensiamo. Viene ad essere interessante sperimentare che con ciò che fluisce dal nostro essere possiamo incoraggiare altri a coltivare sensibilità.
Leave A Comment